top of page
ppomati

I si che aiutano a crescere

"Se un bambino non ha lo stesso passo dei suoi compagni, è forse perché ode un diverso tamburo. Lasciatelo camminare sulla musica che sente, quale che sia il suo ritmo."

H.D. Thoreau





Se partiamo dal presupposto, e così dobbiamo fare, che le regole sono importanti, come possiamo capire quali regole fornire ai bambini?

Le regole devono essere coerenti, adeguate alla fase di sviluppo, condivise da entrambi i genitori.

Un bambino senza regole, senza limiti, è un bambino che pensa di dominare il mondo.

Il problema è che in questo modo egli vaga senza meta e non sa quale direzione prendere.

Un bambino quando nasce è tutto pulsioni e principio di piacere.

I genitori sono i mediatori tra il mondo ed il bambino. Il loro compito è quello di fornire ai bambini un limite, un controllo alle loro pulsioni primarie, affinché possano iniziare la loro navigazione ed il loro ingresso nel mondo.

Come possiamo fornire ai bambini delle regole, dei limiti?

Nella concezione comune fornire delle regole implica dire dei NO, che rappresentano delle negazioni, dei divieti, un impedimento a fare qualcosa: "non correre", "non urlare", "non piangere"....

Proviamo a metterci nei panni di un bambino.

Immaginate di entrare in un luogo a voi nuovo (un posto di lavoro, un'aula, un luogo di ritrovo, una palestra...), e trovare un cartellone con disegni e scritte che rappresentano una serie di divieti, tra cui: è vietato usare il cellulare, ad esempio. Vi sentireste accolti? E se al posto del no, del divieto, vi venisse fornita una possibilità, un si? "Quando esci ricordati di prendere il cellulare". Sarebbe comunque un messaggio che invita a non usarlo, ma espresso con gentilezza.

I messaggi di negazione, di divieto, i "non puoi farlo", "non provare a farlo", prospettano al bambino la presenza di un mondo negativo, pericoloso, rischioso nella possibilità di sperimentare.

Se un bambino e, di conseguenza, un adolescente cresce con rifiuti, negazioni e limiti, diventa un adulto che non fornisce a se stesso alcun permesso, alcuna libertà di sperimentare e trovare la sua strada.

Se non forniamo al bambino permessi ed esperienze, da adulto sarà lui stesso a non permettersi alcun cambiamento, alcuna prova per il timore di sbagliare, di cadere, provando sensi di colpa per il desiderio di modificare qualcosa.

Con questo non intendo dire che il bambino è libero di fare ogni cosa.

Come ho detto all'inizio, il piccolo ha bisogno di adulti che lo sostenga nel passaggio da principio del piacere ( soddisfazione immediata di un bisogno) al principio di realtà ( capacità di accettare le frustrazioni e regolazione degli stati interni in base al contesto sociale).

Perché comunichiamo al bambino tutti questi NO?

Per timore, per paura che si faccia male, per ripararlo da un pericolo, per evitare il giudizio degli altri?

A lungo andare questa modalità relazionale diviene un ostacolo, in quanto non protegge il piccolo ma rinforza le sue fragilità, lo blocca, gli impedisce di acquisire le competenze per affrontare le sfide, i cambiamenti e trovare nuovi orizzonti da esplorare.

In età infantile i NO forniscono un limite, un confine e la capacità di gestire le frustrazioni.

Nel corso dell'adolescenza i NO rappresentano una regola per educare all'autonomia nel rispetto delle norme sociali.

In età adulta i NO ci consentono di ascoltarci, di porre un limite e di non accettare indiscriminatamente ogni richiesta esterna.

Il bambino ha bisogno di un porto sicuro che gli fornisca radici salde ma anche ali pronte per spiccare il volo ed approdare verso esperienze e possibilità.

Dire ad un bambino "non piangere" significa comunicargli che non può esprimere i suoi sentimenti, le sue emozioni, che nella vita questo non è concesso.

Quindi, invece di dire NO proviamo a dire SI.

Facciamo degli esempi:

invece di dire "non urlare", proviamo a dire "parla con un tono di voce adeguato";

invece di dire "non correre" proviamo a dire "qui puoi camminare, quando siamo fuori puoi correre";

invece di dire "non piangere" proviamo a dire "vedo che sei proprio triste. Posso sedermi qui con te?", oppure "Proviamo a mandare via queste lacrime insieme?"

Con questa modalità comunicativa non stiamo concedendo al bambino di fare ogni cosa egli desidera; poniamo dei limiti ma con gentilezza.

Forniamo al bambino, all'adolescente la possibilità di sbagliare, di cadere e rialzarsi, di esprimere i propri sentimenti, di essere se stesso.

I SI consentono al piccolo ed al ragazzo di affrontare le sfide che incontrerà nella vita, di diventare autonomo e di sviluppare la sua personalità.











17 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page