“In principio tu ti siederai un po'; lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla… Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino...”
(Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe)
L’ambientamento al nido è un momento molto delicato, che coinvolge tante emozioni non solo del bambino, ma anche di mamma e papà. Sono tante le domande che i genitori si pongono, anche se certi di aver fatto la scelta giusta: “starà bene?” “Si prenderanno cura di lui?” “E se piange?” “Lo saluto oppure è meglio di no?”
Cari genitori, caro bambino, state iniziando un viaggio ricco di emozioni che coinvolge ognuno di voi. Non potete sapere dove vi porterà, quali saranno le fermate, gli ostacoli, i punti di sosta e di partenza, quindi è normale avere ansie, timori, dubbi, aspettative. Un viaggio denso di legami (vedi articolo) e di relazioni funzionali alla crescita del bimbo.
Il viaggio della mamma
Dopo i primi mesi trascorsi con il bambino, attraversata la fase simbiotica di un legame molto intimo, è arrivato il momento di affrontare il primo distacco. Come si sente una mamma nell’affrontare questo viaggio? E’ contenta di tornare a lavoro ma si sente in colpa? Non vorrebbe tornare a lavoro? Teme che il bambino possa andare in crisi? Non sa come affrontare questo viaggio?
Sono tanti i dubbi, le paure, le aspettative che sorgono in un momento così delicato, e sono del tutto fisiologiche. Un primo passo è quello di non negare le emozioni che si provano, non far finta che vada tutto bene. Ascoltate non solo la vostra testa ma soprattutto la vostra pancia: quali sensazioni, quali emozioni provate? Non negatele ma accoglietele ed accettatele.
Dedicate un attimo della giornata a voi stesse, in un luogo tranquillo, chiudete gli occhi, ponete una mano sul cuore ed una sulla pancia, respirate con calma ed ascoltate ciò che il vostro corpo vi dice. Spegnete la mente per un attimo ed accettate quello che arriva, senza giudizio.
Potete scrivere su un quaderno tutto ciò che provate: le paure, le ansie, le preoccupazioni; sono tutte legittime quindi non colpevolizzatevi, non giudicatevi.
Per affrontare questo momento è fondamentale che la mamma trasmetta sicurezza al bambino. Egli deve sentire che la mamma è tranquilla, che è fiduciosa delle sue capacità di farcela.
Il viaggio del papà
Negli ultimi anni si assiste ad un coinvolgimento sempre più attivo dei padri nella cura e nell’educazione dei figli (vedi articolo sul ruolo paterno). Parlando del primo distacco del bambino dai genitori, il padre assume un ruolo centrale, fungendo da mediatore tra la mamma ed il piccolo.
E’ fisiologico che la mamma ed il bambino instaurino, dalla nascita, un legame molto intimo e profondo. Un legame che deve comunque allentarsi, per evitare un atteggiamento troppo protettivo ed insicuro che impedisce al piccolo di iniziare la sua esplorazione e la sua conoscenza del mondo.
Il ruolo del papà è quindi quello di infondere sicurezza e tranquillità al bambino, grazie alla sua capacità di regolare maggiormente l’emotività. Perché questo avvenga è necessario che la mamma riconosca questo ruolo e non lo ostacoli.
Il viaggio del bambino
I primi tre anni di vita sono fondamentali per la formazione delle mappe emotive, cioè la modalità di sentire il mondo e di reagire agli eventi in modo proporzionato, e delle mappe cognitive.
In un momento così delicato, come il primo distacco del bambino dalla mamma, è fondamentale ci sia una sintonizzazione delle emozioni tra di loro. Cosa intendo dire?
Il bambino ha bisogno di vedere rispecchiate le sue emozioni nel volto della madre, deve sentire che le sue emozioni sono accolte e comprese mediante lo sguardo, il tono di voce, l’espressione corporea.
Per un bimbo è difficile comprendere a livello cognitivo che deve distaccarsi dalla figura materna, che deve andare al nido, ma gli arrivano molto bene le emozioni che la mamma prova. Voi siete per il bambino il suo riferimento perché egli possa comprendere se il mondo che lo circonda è pericoloso o meno, se può sperimentare, conoscere oppure no.
Vi faccio un esempio: vi è mai capitato di vedere un bambino che cade e, subito dopo, guarda l’adulto di riferimento per capire se deve piangere oppure no? Bhe, immagino di si.
Se l’adulto si fa vedere subito preoccupato, il bambino scoppia a piangere, si dispera e non si rialza, anche se non si è fatto nulla. Se l’adulto si dimostra tranquillo, il bambino di conseguenza non entra in crisi e sa che può rialzarsi.
Le informazioni che giungono al bambino, non si riferiscono tanto alle parole che diciamo loro, ma arrivano dai nostri atteggiamenti verbali e paraverbali.
Il viaggio dell'educatrice
Il momento dell’ambientamento al nido rappresenta per l’educatrice un percorso di conoscenza, di capacità di entrare in relazione e di raggiungere un rapporto di fiducia con una nuova famiglia.
L’educazione è legame, è relazione, è comunicazione.
Gli strumenti che l’educatrice deve portare sempre con sé e che non possono mancare sono: empatia, assenza di giudizio, capacità di ascolto, capacità di comunicare, aggiornamento costante, formazione, passione, desiderio.
Strumenti per affrontare il viaggio
Preparate il bambino: comunicategli che fra poco inizierà ad andare all’asilo nido. Questo non vuol dire iniziare mesi prima a “martellarlo” di informazioni. In questo modo lo caricherete di ansia e preoccupazioni, quelle che in realtà appartengono a voi genitori.
Qualche giorno prima di iniziare il viaggio, comprate insieme uno zainetto che lascerà nell’armadietto al nido, dove potrà riporre le cose utili per lui (ciuccio, ciabattine...)
Leggete insieme qualche libro che tratta il tema dell’ambientamento, del distacco (“A più tardi” – Babalibri; “Quando la mamma va al lavoro” - Il Ciliegio. Sono due esempi ma ne trovate tanti altri).
Di fronte alle crisi di pianto al momento del saluto, non serve spiegare, usare il ragionamento: “non è il caso di piangere”, “vedrai che ti divertirai tanto, incontrerai tanti amici”….
Mai giudicare, sminuire le sue emozioni, mai colpevolizzarlo e mai trasmettere il messaggio che bisogna essere sempre felici. La vita è fatta anche di momenti tristi, momenti di rabbia, di paura.
Ciò che serve è accogliere le sue emozioni, porsi al suo livello, entrare in sintonia con ciò che il bambino sta provando in quel momento: “amore è proprio triste doverci salutare, mi spiace tanto ma adesso devo andare a lavorare. Ci vediamo dopo la pappa (o dopo la nanna) e ci abbracciamo forte, forte”.
Non prolungare il momento del saluto: “mamma ora va”, “guarda che vado”, “ora vado”…. e nel frattempo lo tenete stretto in braccio, magari rivolto verso di voi. State utilizzando una comunicazione “doppio legame”, in quanto non c’è coerenza tra il contenuto e il non verbale, tra l’informazione e l’emozione. Il bambino ne risulta destabilizzato e non riceve la serenità e la fiducia a lui necessarie per affrontare questo momento.
Non andate via senza salutare il bambino. Per voi mamme può essere più semplice perché non dovete affrontare le sue crisi di pianto, ma mettetevi nei suoi panni. Si gira e voi non ci siete più. Come vi sentireste voi? Come può sentirsi lui? Si sentirebbe abbandonato, preso in giro. Salutatelo sempre con calma, in modo amorevole, senza dilungarvi.
Dite sempre la verità al bambino, ha bisogno di potersi fidare di voi. Un processo lungo che richiede costanza. Un bambino è in grado di comprendere molto più di quanto siamo soliti pensare (“è piccolo, non capisce”). Spiegate loro le cose con semplicità, senza tanti giri di parole, ma dite sempre la verità. Non promettete nulla che sapete di non poter mantenere (“vengo a prenderti dopo pranzo”, “vado a comprarti un regalo”….)
Mantenete continuità nido-casa: al nido le educatrici devono nominare la mamma quando il bambino piange; a casa si può parlare di cosa ha fatto al nido.
Confrontatevi con altri genitori ma non paragonatevi mai a loro. Ogni bambino è unico e speciale, con i suoi tempi e le sue modalità.
L’educazione non è musica per solisti, ma è formata da un’orchestra che agisce in armonia.
I bambini per crescere hanno bisogno di singoli musicisti che suonano insieme in un contesto armonico.
Ci saranno momenti in cui qualche nota stonata rischia di rovinare la composizione. Non esiste relazione senza conflitto. Accogliete la stonatura, affrontatela e riuscirete a superarla, in sinergia e collaborazione.
Buon inizio percorso a tutti voi.
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